Articolo
tratto da "SALUTEST" (Altroconsumo) n° 38 - giugno 2002 (pag. 7)
Secondo una ricerca dell'Agenzia per la sanità pubblica del
Lazio, ogni anno in Italia, 2500 persone muoiono a causa del fumo
passivo, sulla cui pericolosità c'è poco da chiarire. La notizia viene
però dal Tribunale di Milano, che ha condannato per omicidio colposo il
direttore e il capoufficio di una banca per non aver protetto una
lavoratrice dal fumo degli altri. Vittima è una donna di trentacinque
anni, che soffriva di asma allergica e proprio per questo era stata
assunta come invalida civile. La sua patologia, ha riconosciuto il
Tribunale, è stata aggravata dal fumo altrui respirato nel luogo in cui
lavorava, di passaggio e privo di aereazione. Il datore di lavoro è
stato ritenuto responsabile per non aver considerato il certificato che
invitava a non tenere la lavoratrice in questa situazione. E' una
sentenza importante, che va nella direzione di imporre ai datori di
lavoro di attivarsi (non limitandosi a esporre qualche cartello di
divieto) per mettere al riparo i lavoratori dal fumo passivo. A gettare
nuova luce sulla pericolosità della sigaretta, ecco i risultati di uno
studio realizzato dalla Società Italiana di medicina generale con
alcuni collaboratori dell'Istituto dei tumori di Milano. Quando si fuma
in un ambiente chiuso, le concentrazioni di polveri fini superano di
molto i limiti stabiliti per l'inquinamento atmosferico. Si tratta di
quelle micropolveri che fanno scattare le misure antitraffico: ebbene
non ci rendiamo conto che il pericolo che cerchiamo di evitare
all'aperto lo abbiamo in casa, negli uffici, nei locali pubblici ogni
volta che qualcuno accende la sigaretta. Le prove sono state fatte in un
ufficio e in un ristorante con sale separate fumatori e non fumatori.
Basta l'accensione di una singola sigaretta perchè, in un ufficio di 30
metri cubi con buon impianto di aereazione, la
concentrazione di PM10
(le polveri più sottili, quindi più respirabili) raggiunga i 2.000 microgrammi
per metro cubo. Basti pensare che, per l'inquinamento atmosferico, il
livello di attenzione è fissato a 50 microgrammi /metro cubo,
quello di allarme è a 75. Anche un buon impianti di aereazione
non sembra in gradi di depurare le polveri fini e ultrafini emesse dalle
sigarette. Un pò meglio sono andate le cose nel ristorante, in
particolare nel reparto non fumatori. Peccato che in Italia siano pochi
i locali che prevedono questa distinzione. Ed è un problema per gli
avventori, ma soprattutto per chi ci lavora, costretto a stare per molte
ore a respirare il fumo degli altri.
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